Villa Barbarigo e i Giardini di Valsanzibio – Galzignano Terme (PADOVA)

Nell’anno 1539 fu ospite della Famiglia dei Contarini il filosofo ecclesiastico senese Alessandro Piccolomini, che si trattenne a Valsanzibio per un periodo per portare a termine il suo trattato Della sfera del Mondo (opera di astronomia scritta nel 1540). Nella dedica alla sua opera ne cantò le bellezze di quel luogo ameno che lo estasiò, Il Giardino di Valsanzibio.

Sul versante orientale dei Colli Euganei, a Valsanzibio località della città di Galzignano, si trova il Giardino Barbarigio Pizzoni Ardemani, uno dei giardini del ‘600 meglio conservati d’Europa. Caratterizzato da un ricco panorama di fontane e di vasche, si snoda in una sequenza di visioni architettoniche e paesaggi suggestivi e meravigliosi. Il Giardino sorge nell’antica valle da pesca di Sant’Eusebio, valle dedicata al Santo di cui erge la Chiesa. Nell’anno 1400 Valsanzibio passa dagli Scrovegni ai Contarini e a seguire ai Barbarigo, che alla fine del ‘500 costruirono il primo nucleo della Villa padronale. Nel 1631, il Procuratore di San Marco il nobile Zuane Francesco Barbarigo per sfuggire alla peste si rifugiò nella villa allora abitata a casino di caccia, adempiendo poi il suo voto per non essersi ammalato, aiutato dai figli Gregorio e Antonio, all’ampliamento dell’esistente giardino. Il progetto fu assegnato a Pontificio Luigi Bernini, architetto e fontaniere prestigioso dell’epoca.

Fu proprio il primogenito Gregorio, Cardinale e Vescovo di Padova e futuro Santo, ad ispirare l’alta simbologia del progetto. In seguito al voto solenne fatto dal padre, volle che il Giardino di Valsanzibio fosse una monumentale emblema della “Via di Perfezione che porta l’uomo dall’Errore alla Verità, dall’Ignoranza alla Rivelazione”. Il Giardino allegorico che venne creato, così come si presenta ai giorni nostri, si compone di 70 statue scolpite nella pietra d’Istria, in gran parte opera del Merengo, ed altrettante sculture minori, che si integrano ad architetture, ruscelli, cascate, fontane, laghetti, scherzi d’acqua e peschiere, immerse fra molteplici esemplari di alberi ed arbusti, ambientate su oltre 10 ettari di superficie. Inoltre, all’interno del complesso e tappa molto importante nel percorso, c’è il “Labirinto” in siepe di bosso, la simbolica Grotta dell’Eremita, l’Isola dei Conigli e il Monumento al Tempo.

L’inizio del percorso parte dal “Padiglione di Diana”, il monumentale ingresso via acqua alla Tenuta dei Barbarigo usato come principale ingresso nel XVII e XVIII secolo. Qui c’era l’approdo delle barche giunte attraverso la Valle da Pesca di Sant’ Eusebio (dal cui il nome “Val San Zibio”) un tempo estesa a tutta la pianura, ma oggi limitata al laghetto (il Paludo) preservato per far rispecchiare nell’acqua l’elegante costruzione. A seguire si procede per il Gran Viale verso la Villa fiancheggiando l’Isola dei Conigli ed il Monumento al Tempo. L’Isola dei Conigli, unico recinto superstite esistente nei giardini d’epoca è simbolo della “Immanenza”, ovvero della condizione comune agli esseri viventi costretti fra i confini dello spazio e del tempo. Di fronte all’Isola, la monumentale Statua del Tempo, simboleggia invece la trascendente condizione in cui lo spirito umano può spaziare oltre gli abituali limiti dello spazio e del tempo.

Procedendo tra statue e fontane, si giunge alla Fontana delle Insidie o degli Scherzi, seguita dalla Scalea delle Lonze di Dantesca memoria, anche detta Scalinata del Sonetto perché caratterizzata da un sonetto nel quale i significati del Giardino vengono spiegati a livelli diversi. Si raggiunge la piazza fronte Villa dove otto allegorie delle prerogative del Giardino stesso e del suo Signore, fanno corona alla Fontana dell’Estasi, del Fungo o della Rivelazione, meta finale del simbolico percorso.

L’aspetto integro dell’architettura, delle sculture, dei paesaggi, della vegetazione e di tutto ciò che oggi i nostri occhi possono ammirare, sono state rese possibili da ben tre generazioni dei Nobili Pizzoni Ardemani. La nobile Famiglia ha riportato agli splendori i disastri causati dall’occupazione militare e dal forzato abbandono della Seconda Guerra Mondiale. Sono stati restaurati e ripristinati tutti i trentatré punti d’acqua del Giardino, compromessi da ottanta anni di progressivo impoverimento sorgivo.

Grazie all’immenso e costante lavoro di manutenzione, Valsanzibio oggi è uno straordinario esempio di Giardino Simbolico interamente conservato e di un Seicentesco Giardino all’Italiana assolutamente integro ed immutato nei secoli.

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